
VI È NELL’ARTICOLO DI RICCARDO STAGLIANÒ, USCITO SU “LA REPUBBLICA” DEL 27 NOVEMBRE SCORSO, IL SOLITO ERRORE DI PROSPETTIVA CHE INGIGANTISCE LE QUESTIONI SICILIANE. LE ATTENTE OSSERVAZIONI DI NINO LOMONACO, ASPI DI LINGUAGLOSSA, DI CUI COME TANTI CONOSCE BENE LA QUESTIONE DEGLI INCENDI

di Antonino Lomonaco
Primo fra tutti la discutibile scelta, a suo tempo, di giovarsi di un personale in base ad una gradutaoria che teneva conto dei criteri di disoccupazione, ma non di quelli (in questo caso più importanti) di attitudine psico-fisica e motivazionale. Eppure, a minima discolpa, va considerato che in quegli anni di fine secolo scorso, l’incidenza degli incendi nei nostri territori era ancora ridotta, sia nella quantità che nella qualità dei roghi. Questo perchè il territorio aveva ancora la presenza e la cura di quell’ ultima generazione di contadini arcigni e duri, legati alla terra e abili a coltivare le colline e le montagne di cui il territorio siciliano è prevalentemente composto. Nei decenni successivi quella generazione, a poco a poco, scomparve, sia per motivi anagrafici, sia soprattutto per l’impossibilità di quella agricoltura a reggere la concorrenza dei mercati, lasciando il territorio alla riappropriazione da parte delle piante spontanee e di quella mentalità predatoria del tipo umano senza etica, votato a rapportarsi col territorio e con le stesse comunità come un acido capace a erodere il sostegno stesso in cui poggia. A questo personale della forestale venne a mancare una adeguata formazione verso un compito per tanti motivi pericoloso. Eppure seguendo la tradizione contadina e dei pastori (della lotta ai rari incendi di allora) si iniziò la battaglia col fuoco distruttore e da questa battaglia, negli anni sempre più insidiosa, fra incidenti, infortuni e morti, in queste squadre maturò una discreta esperienza tale che a differenza di altre nazioni, anche a latitudini più settentrionali, mai un incendio in Sicilia è durato più di qualche giorno. E dire che in Sicilia ogni estate vi è un’alta incidenza di roghi favoriti dal clima mediterraneo, il quale si compone di alte temperature e di perduranti siccità estive.
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