Salviamo Boschi e Foreste !
Il governo Gentiloni ha approvato il 16 marzo scorso il D.Lgs riguardante le “Disposizioni concernenti la revisione e l’armonizzazione della normativa nazionale in materia di foreste e filiere forestali“ in attuazione dell’art. 5 della legge 28 luglio 2016, n. 154, noto anche come “Testo Unico Forestale”, attualmente alla firma del Presidente Mattarella.
Centinaia di accademici, scienziati, forestali, agronomi, ecologi, botanici, zoologi, geologi si sono quindi rivolti al Quirinale e al Governo con lettere, appelli e comunicati stampa, chiedendo di riaprire il dibattito e di instaurare un confronto ampio e trasparente su tutti gli aspetti che il Dlgs trascura. Voci critiche si sono levate anche da altri settori della società civile: dai Comuni Virtuosi ad associazioni ambientaliste e non, da medici a giuristi.
Il decreto, infatti, presenta diversi aspetti di incostituzionalità in quanto è stato emesso in carenza di potere poiché trattasi di un provvedimento di straordinaria amministrazione che non può essere adottato dopo lo scioglimento delle Camere. Tantissimi cittadini si stanno rivolgendo direttamente al Capo dello Stato, affinché non promulghi il decreto licenziato nei giorni scorsi dal governo Gentiloni. Il Dlgs, infatti, viola gli art. 9 e 117 della Costituzione perché, ignorando l’aspetto ambientale e paesaggistico del patrimonio boschivo, è contro la tutela costituzionale del paesaggio, dell’ambiente e dell’ecosistema. Ma viola anche l’art. 41, il quale dispone che l’iniziativa economica (…) “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Inoltre, è gravissimo e contrario alla Costituzione il disposto dell’art.12, per cui Regioni e Province Autonome possono procedere al taglio coattivo dei boschi esistenti su terreni privati il cui proprietario abbia lasciato decorrere il turno di taglio e di quelli sui terreni “silenti”, vale a dire, di cui non si è riusciti a rintracciare il possessore. Il Dlgs va anche contro l’art. 32 della Carta Fondamentale, che riguarda la tutela della salute perché l’incremento delle combustioni di biomasse non potrà che peggiorare la qualità dell’aria, pessima in tante zone del paese. Già oggi in Italia la qualità dell’aria è infatti particolarmente scadente e per questo siamo sotto procedura di infrazione da parte dell’UE. Le biomasse solide contribuiscono (dati ISPRA) per circa il 68% al PM2.5 primario, cui va attribuita una consistente quota dei circa 60.000 decessi prematuri che si registrano ogni anno in Italia per tale inquinante. Ma alla cattiva qualità dell’aria vanno ascritte, oltre alle morti premature per eventi cardiovascolari, numerose altre patologie quali alterazioni della fertilità, della gravidanza, del periodo perinatale, danni al cervello in via di sviluppo nonché numerose patologie croniche cardio-respiratorie, metaboliche e neurologiche, compreso Alzheimer, cancro a polmone e vescica e ricoveri per patologie acute (soprattutto negli esposti più suscettibili come bambini e anziani).
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