PER NON DIMENTICARE. 18 AGOSTO 1993 – I CADUTI DELL’INCENDIO DI MITOGIO, IN TERRITORIO DI CASTIGLIONE DI SICILIA: UNA FERITA CHE NON SI RIMARGINA

A cura di Enzo Crimi – Divulgatore ambientale e naturalista, già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana
Il primo pensiero in questa giornata è per chi non c’è più con noi e per le loro famiglie che hanno subìto questa drammatica perdita. Mai dimenticare le 4 vittime dell’incendio del 18 di agosto del 1993 e ogni anno deve essere ricordato dalla nostra comunità, come la giornata della memoria, perché chi non ha memoria non ha futuro e nel 28° anniversario del tragico evento, noi uomini comuni commemoriamo i 4 eroi, non più con noi ma vicini a Dio, che hanno perso la propria vita per la salvaguardia della natura in cui credevano fermamente.
Francesco Manitta, giovane e promettente sottufficiale del Corpo Forestale della Regione Siciliana e 3 coraggiosi operai addetti alle squadre di spegnimento incendi: Zumbo Vincenzo (capo squadra antincendio), Mineo Benedetto (operaio antincendio) e Manitta Giuseppa (operaia antincendio), tutti rei di credere nel proprio lavoro al servizio della natura. Ricordiamo anche tutti gli operai antincendio, uomini valorosi caduti mentre con grande abnegazione e sacrificio intervenivano sugli incendi boschivi, persone che possono essere definite davvero “Angeli custodi” del creato e commemorate quale luminoso esempio di difensori del bene naturalistico, per il quale non hanno esitato a dare la propria vita, consapevoli delle scarse risorse ad essi assegnate.
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RIFLESSIONE: Sono trascorsi tantissimi anni dal disastro del “Mitogio”, ma non è cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata, infatti, in questi giorni, la nostra martoriata terra siciliana si trova ancora nella morsa del fuoco. Oggi ci confrontiamo ancora con il fuoco e con un’altra grave minaccia che tende ad aggravare le cause scatenanti degli incendi, infatti, penso che i cambiamenti climatici in corso stiano generando le famose “tempeste di fuoco perfette”, alimentate da temperature da record in rialzo un pò ovunque, super ondate di caldo che rendono l’aria irrespirabile, forte vento e aridità del territorio, causata dalla rarità di precipitazioni meteoriche. Fenomeni estremi come improvvise bombe d’acqua e trombe d’aria, stanno diventando più frequenti e si abbattono in aree mai interessate a questi eventi. Ecco, questi elementi non fanno altro che aggravare le cause scatenanti degli incendi e renderli ingovernabili. Il clima che cambia rapidamente a causa nostra, ci porta straordinarie ondate di calore e siccità estive sempre più frequenti e prolungate. Gli incendi sono sempre più legati ai cambiamenti climatici e noi siamo preparati ad affrontarli? Siamo di fronte ad un’alterazione della regolarità del nostro pianeta mai vista sin dall’inizio della sua esistenza, che potrebbe apportare degli impatti imprevedibili ma sicuramente catastrofici e mai registrati e questo fenomeno é accentuato dalla noncuranza e impreparazione generalizzata delle Istituzioni e della gente comune. Dunque, è l’uomo a modificare il clima e sta succedendo tutto molto, troppo in fretta, il futuro del nostro Pianeta è appeso a un filo e gli sforzi messi in campo potrebbero non bastare più.

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Gli incendi, siano essi di matrice dolosa o colposa, oltre alla responsabilità diretta umana, peraltro codificata da interessanti ricerche a livello nazionale e recepite dall’U.E., sono spesso il frutto dell’incuria. Ma non c’è proprio nulla che si può fare per evitare il disastro ciclico degli incendi di vegetazione? E’ forse vero che ci avviamo all’epoca del “Pirocene”, per come scrive un noto quotidiano nazionale? Insomma, gli incendi sono meno estesi, ma più devastanti la cui intensità e velocità di avanzamento superano le condizioni entro cui gli addetti allo spegnimento possono operare in sicurezza. Tuttavia, forse questi scempi si sarebbero potuti evitare o quanto meno mitigare se solo si sarebbe fatta prevenzione attraverso il monitoraggio attivo del territorio, infatti, dove ci sono attività preventive, gli incendi calano drasticamente.
E’ giunto il momento di cambiare il solito paradigma, ovvero, incendi e solita caccia all’incendiario di turno, tralasciando il vero problema che è la messa in opera di idonee opere di prevenzione prima di ogni estate. I boschi e la vegetazione non arborea vanno curati attraverso una buona pianificazione di interventi di selvicoltura preventiva e le Istituzioni devono spingere per un riacquisto del senso civico generale e motivare il pubblico a rispettarli ed evitare ogni azione pericolosa e possibilmente a collaborare alla loro difesa. Ove possibile, bisogna agire con interventi di vigilanza sull’uomo che direttamente o, il più delle volte, con comportamenti irrazionali, diventa responsabile dell’incendio. Nelle aree a rischio incendio ed in particolare su piste e stradelle rurali di penetrazione, devono essere posti in essere lavori finalizzati all’eliminazione del cespugliame secco, spesso impenetrabile e abbandonato a se stesso e assai ostacolante per i mezzi antincendio che devono muoversi con agilità. Il disordine vegetazionale, ancor più se secco, rappresenta un pericoloso deposito di combustibile e punto d’innesco alla mercé di qualunque incendiario, esattamente come spesso avviene. Affrontare le problematiche antincendio non é cosa facile e nell’esposizione, spesso si semplifica troppo, rischiando di sminuire la vera potenza dirompente dell’evento e delle sue manifestazioni. Gli incendi sono oramai una guerra che bisogna combattere con forza, la repressione o l’aumento delle pene, ma anche telecamere o droni non possono bastare a contrastare questo straordinario e nocivo fenomeno, in quanto non sono portatrici di risultati molto apprezzabili. Dunque, non bisogna perdere altro tempo, é giunto il momento di agire con determinazione, serve un salto culturale che ci renda consapevoli della gravita del fenomeno e dei danni che esso arreca al territorio e alle popolazioni locali ogni anno, pertanto, si dovrà finalmente investire in prevenzione in modo da risparmiare in repressione.
Il Corpo Forestale e i suoi pochi uomini superstiti rimasti nelle caserme forestali e l’intero dispositivo antincendio siciliano, sono l’unico baluardo contro gli incendi boschivi che, in questi ultimi siccitosi e roventi anni, stanno devastando gli ecosistemi di questa martoriata Regione sfregiata da una politica noncurante, assente e priva di sensibilità Istituzionale ambientale verso questo grave fenomeno. Come è noto, la Sicilia, essendo una Regione a Statuto Speciale, dal 1972 è dotata di un Corpo Forestale Regionale al quale il legislatore aveva affidato sul territorio regionale i compiti propri del Corpo Forestale dello Stato. Oltre ai molteplici compiti Istituzionali, il Corpo Forestale della Regione Siciliana è impegnato direttamente e svolge attività di difesa dei boschi dagli incendi e del predisposizione del Catasto delle aree percorse dagli incendi. Si diventa forestali solo attraverso una lunga esperienza e strategia tecnica preventiva e repressiva, insomma, per affrontare gli incendi boschivi, occorre uno straordinario bagaglio culturale di competenze tecniche che solo gli uomini del Corpo Forestale detengono, perché acquisite nelle Scuole Forestali. Purtroppo, dopo la miserabile soppressione del Corpo Forestale dello Stato, sono anni che la politica regionale ha lasciato coscientemente il Corpo Forestale privo di uomini e mezzi, risorse e caserme forestali chiuse o che chiudono per mancanza di personale, tanto che oramai sta scivolando nell’agonia dell’oblìo più assoluto e, così restando le cose, difficilmente potrà sopravvivere a lungo, insomma, manca la sensibilità dell’ambiente e adesso il futuro é scoraggiante, dato che in atto non si colgono segnali che possano fare pensare ad un suo potenziamento e rilancio.
Certamente gli effetti di questa abdicazione dolosa, saranno devastanti e deleteri per il nostro territorio privato e demaniale oramai concesso all’abbandono, il quale, non idoneamente protetto, certamente pagherà un prezzo altissimo. Se in futuro non si potrà più contare sul Corpo Forestale (e già siamo sulla buona strada), queste persone dalla mente corta, prive di intelligenza naturalistica ed interesse verso il bene comune, con il loro immobilismo decisionale, porteranno il nostro territorio alla smobilitazione e all’oblìo, lo consegneranno all’incuria e all’abbandono, all’arbitrio di allevatori privi di scrupoli, all’attività del pascolo indiscriminato, ai bracconieri, agli speculatori dell’edilizia e malfattori ambientali di ogni genere, ai razziatori della natura e del tempo, alla piaga degli incendi, al degrado dei rifiuti, all’attività incontrollata degli eventi atmosferici, agli inquinamenti, disboscamenti, decadimento ambientale e socio-culturale generalizzato: ecco, la politica dominante rischia di spianare la strada agli ecoreati e distruzione del territorio. Mi chiedo, ci sarà un politico o meglio uno schieramento politico che persegua un obiettivo diverso dagli interessi personali di pochi rispetto la collettività? Ebbene, io osservo questo scempio gestionale del nostro paese da molti anni e devo confessare che non vedo luci in fondo al tunnel! Insomma vedo sempre più avanzare una politica autoreferenziale e arrogante che diventa sempre più, un’attività specialistica, professionale, ben rimunerata che persegue gli interessi propri e quelli della casta. Sarebbe auspicabile oltreché utile, che il Corpo Forestale della Regione Sicilia venisse finalmente potenziato e non sciolto, in modo da occuparsi con più forza all’attività antincendio, attraverso il coordinamento delle operazioni pratiche di spegnimento e il rafforzamento dell’attività investigativa, sia in forma preventiva che “post factum”, al fine di prevenire tali fatti criminosi o almeno assicurare alla giustizia i responsabili del reato. Ebbene, questo Corpo Forestale é oggi a rischio e se verrà soppresso, perderemo il controllo dell’ampio settore ambientale siciliano, disperderemo quasi mezzo secolo di memoria storica nelle zone rurali e disagiate, il patrimonio umano e i risultati già acquisiti con sacrificio e dedizione di tutti i suoi uomini, come esperienza professionale acquisita sul territorio e sua conoscenza capillare. Come già appartenente al Corpo Forestale, questa condizione mentale mi genera una miscela amara di frustrazione, disillusione e dolore. Ad ogni modo, il cammino della speranza è davanti a noi e ogni popolo ha in mano il proprio destino, dunque, auspico un nuovo rinascimento e che si attivi presto la nuova … “primavera culturale” a partire da quando siamo chiamati ad eleggere queste persone.

 

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