Gli incendi, siano essi di matrice dolosa o colposa, oltre alla responsabilità diretta umana, peraltro codificata da interessanti ricerche a livello nazionale e recepite dall’U.E., sono spesso il frutto dell’incuria. Ma non c’è proprio nulla che si può fare per evitare il disastro ciclico degli incendi di vegetazione? E’ forse vero che ci avviamo all’epoca del “Pirocene”, per come scrive un noto quotidiano nazionale? Insomma, gli incendi sono meno estesi, ma più devastanti la cui intensità e velocità di avanzamento superano le condizioni entro cui gli addetti allo spegnimento possono operare in sicurezza. Tuttavia, forse questi scempi si sarebbero potuti evitare o quanto meno mitigare se solo si sarebbe fatta prevenzione attraverso il monitoraggio attivo del territorio, infatti, dove ci sono attività preventive, gli incendi calano drasticamente.
E’ giunto il momento di cambiare il solito paradigma, ovvero, incendi e solita caccia all’incendiario di turno, tralasciando il vero problema che è la messa in opera di idonee opere di prevenzione prima di ogni estate. I boschi e la vegetazione non arborea vanno curati attraverso una buona pianificazione di interventi di selvicoltura preventiva e le Istituzioni devono spingere per un riacquisto del senso civico generale e motivare il pubblico a rispettarli ed evitare ogni azione pericolosa e possibilmente a collaborare alla loro difesa. Ove possibile, bisogna agire con interventi di vigilanza sull’uomo che direttamente o, il più delle volte, con comportamenti irrazionali, diventa responsabile dell’incendio. Nelle aree a rischio incendio ed in particolare su piste e stradelle rurali di penetrazione, devono essere posti in essere lavori finalizzati all’eliminazione del cespugliame secco, spesso impenetrabile e abbandonato a se stesso e assai ostacolante per i mezzi antincendio che devono muoversi con agilità. Il disordine vegetazionale, ancor più se secco, rappresenta un pericoloso deposito di combustibile e punto d’innesco alla mercé di qualunque incendiario, esattamente come spesso avviene. Affrontare le problematiche antincendio non é cosa facile e nell’esposizione, spesso si semplifica troppo, rischiando di sminuire la vera potenza dirompente dell’evento e delle sue manifestazioni. Gli incendi sono oramai una guerra che bisogna combattere con forza, la repressione o l’aumento delle pene, ma anche telecamere o droni non possono bastare a contrastare questo straordinario e nocivo fenomeno, in quanto non sono portatrici di risultati molto apprezzabili. Dunque, non bisogna perdere altro tempo, é giunto il momento di agire con determinazione, serve un salto culturale che ci renda consapevoli della gravita del fenomeno e dei danni che esso arreca al territorio e alle popolazioni locali ogni anno, pertanto, si dovrà finalmente investire in prevenzione in modo da risparmiare in repressione.
Il Corpo Forestale e i suoi pochi uomini superstiti rimasti nelle caserme forestali e l’intero dispositivo antincendio siciliano, sono l’unico baluardo contro gli incendi boschivi che, in questi ultimi siccitosi e roventi anni, stanno devastando gli ecosistemi di questa martoriata Regione sfregiata da una politica noncurante, assente e priva di sensibilità Istituzionale ambientale verso questo grave fenomeno. Come è noto, la Sicilia, essendo una Regione a Statuto Speciale, dal 1972 è dotata di un Corpo Forestale Regionale al quale il legislatore aveva affidato sul territorio regionale i compiti propri del Corpo Forestale dello Stato. Oltre ai molteplici compiti Istituzionali, il Corpo Forestale della Regione Siciliana è impegnato direttamente e svolge attività di difesa dei boschi dagli incendi e del predisposizione del Catasto delle aree percorse dagli incendi. Si diventa forestali solo attraverso una lunga esperienza e strategia tecnica preventiva e repressiva, insomma, per affrontare gli incendi boschivi, occorre uno straordinario bagaglio culturale di competenze tecniche che solo gli uomini del Corpo Forestale detengono, perché acquisite nelle Scuole Forestali. Purtroppo, dopo la miserabile soppressione del Corpo Forestale dello Stato, sono anni che la politica regionale ha lasciato coscientemente il Corpo Forestale privo di uomini e mezzi, risorse e caserme forestali chiuse o che chiudono per mancanza di personale, tanto che oramai sta scivolando nell’agonia dell’oblìo più assoluto e, così restando le cose, difficilmente potrà sopravvivere a lungo, insomma, manca la sensibilità dell’ambiente e adesso il futuro é scoraggiante, dato che in atto non si colgono segnali che possano fare pensare ad un suo potenziamento e rilancio.
Certamente gli effetti di questa abdicazione dolosa, saranno devastanti e deleteri per il nostro territorio privato e demaniale oramai concesso all’abbandono, il quale, non idoneamente protetto, certamente pagherà un prezzo altissimo. Se in futuro non si potrà più contare sul Corpo Forestale (e già siamo sulla buona strada), queste persone dalla mente corta, prive di intelligenza naturalistica ed interesse verso il bene comune, con il loro immobilismo decisionale, porteranno il nostro territorio alla smobilitazione e all’oblìo, lo consegneranno all’incuria e all’abbandono, all’arbitrio di allevatori privi di scrupoli, all’attività del pascolo indiscriminato, ai bracconieri, agli speculatori dell’edilizia e malfattori ambientali di ogni genere, ai razziatori della natura e del tempo, alla piaga degli incendi, al degrado dei rifiuti, all’attività incontrollata degli eventi atmosferici, agli inquinamenti, disboscamenti, decadimento ambientale e socio-culturale generalizzato: ecco, la politica dominante rischia di spianare la strada agli ecoreati e distruzione del territorio. Mi chiedo, ci sarà un politico o meglio uno schieramento politico che persegua un obiettivo diverso dagli interessi personali di pochi rispetto la collettività? Ebbene, io osservo questo scempio gestionale del nostro paese da molti anni e devo confessare che non vedo luci in fondo al tunnel! Insomma vedo sempre più avanzare una politica autoreferenziale e arrogante che diventa sempre più, un’attività specialistica, professionale, ben rimunerata che persegue gli interessi propri e quelli della casta. Sarebbe auspicabile oltreché utile, che il Corpo Forestale della Regione Sicilia venisse finalmente potenziato e non sciolto, in modo da occuparsi con più forza all’attività antincendio, attraverso il coordinamento delle operazioni pratiche di spegnimento e il rafforzamento dell’attività investigativa, sia in forma preventiva che “post factum”, al fine di prevenire tali fatti criminosi o almeno assicurare alla giustizia i responsabili del reato. Ebbene, questo Corpo Forestale é oggi a rischio e se verrà soppresso, perderemo il controllo dell’ampio settore ambientale siciliano, disperderemo quasi mezzo secolo di memoria storica nelle zone rurali e disagiate, il patrimonio umano e i risultati già acquisiti con sacrificio e dedizione di tutti i suoi uomini, come esperienza professionale acquisita sul territorio e sua conoscenza capillare. Come già appartenente al Corpo Forestale, questa condizione mentale mi genera una miscela amara di frustrazione, disillusione e dolore. Ad ogni modo, il cammino della speranza è davanti a noi e ogni popolo ha in mano il proprio destino, dunque, auspico un nuovo rinascimento e che si attivi presto la nuova … “primavera culturale” a partire da quando siamo chiamati ad eleggere queste persone.
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