Momento particolare per Musumeci e la sua giunta !
Pare che la foto sulla tazza del cesso abbia profondamente segnato il rapporto fra il governatore e l’assessore ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, ma sono voci incontrollate, cui si preferisce credere per un pregiudizio, che Nello Musumeci sia tutto d’un pezzo e non vedrebbe volentieri nemmeno un film che nel copione conservasse una sequenza – interno giorno o notte, non importa – realizzata durante il gesto fisiologico di uno dei protagonisti. Non che sia contrario, in linea di principio, ad esaudire i bisogni corporali, propri e altrui, ma ritiene che sia meglio riservare solo a se stessi questi momenti fisiologici (come dargli torto?).
Al governatore hanno chiesto di esprimere un punto di vista sull’uscita di scena di Sgarbi, ma si è avvalso del diritto di non rispondere. Il primo emendamento ha solcato l’oceano e la privacy ha guadagnato un punto a favore, almeno nel water close.
I sondaggisti avevano in animo di interrogare il popolo, per chiedere da che parte sta – Sgarbi o Musumeci – sulla questione della tazza, ma sono intervenuti fatti eclatanti, come l’improvvisa inattesa irruzione di Sgarbi a Sala D’Ercole, che ha spaventato i presenti, Musumeci in testa, per via della imprevedibilità dell’assessore, deciso a lasciare un segno indelebile della sua presenza a Palazzo dei Normanni, prima dell’uscita di scena.
Siccome non è successo niente, il governatore ha tirato un sospiro di sollievo. E le cose sono andate meglio il giorno dopo, grazie alla pattuglia, minuscola ma giudiziosa, dei deputati regionali di Sicilia Futura, che è un partito, come dice la parola stessa, siciliano. E ha nel suo Dna la consuetudine di stare nel solco della tradizione. Che vuol dire, vi domanderete. L’ha appena spiegato l’onorevole D’Agostino, capogruppo di se stesso e dell’onorevole Tamajo, dopo il voto favorevole all’esercizio provvisorio del bilancio e l’astensione sul Defr in Aula.
D’Agostino ha rivendicato l’etica della responsabilità. Tradotto in moneta corrente significa che Sicilia Futura c’è tutte le volte che è necessario, se si tratta di evitare un dispiacere ai governi in carica. L’ottica, pare di capire, non è di far dispetto all’avversario politico, ma di rappresentare l’interesse generale.
A Palazzo Madama, ai tempi del Porcellum i Responsabili si sono guadagnati una fama ambigua: suscitò perplessità la loro disinvoltura nell’effettuare i salti della quaglia,l’emigrazione da un gruppo all’altro. La loro presenza viene oggi giudicata addirittura un vizio capitale, una anomalia del sistema. Il moralismo è una brutta bestia, sbatte chiunque s’adagia in prima pagina. Bene che vada è ingeneroso. Per fortuna all’Assemblea regionale siciliana prevale il buonsenso, la qualità di Responsdabili i gonfia il petto dei due deputati regionali che rappresentano Sicilia Futura.
Questa diversità, chiamiamola così, culturale impone dei costi. Gli atteggiamenti responsabili pretendono rinunce, costi umani talvolta gravosi. Si viene additati come delle banderuole, delle “stampelle”, e si arriva sulla bocca di tutti come presunte mosche cocchiere di qualunque governo. Insomma il solco della responsabilità espone a critiche velenose.
Sicilia Futura s’è caricato un fardello per il bene pubblico: pur avendo scelto il centrosinistra, e guadagnato un decoroso cursus honorum nell’inquieto quinquennio crocettiano, non ha esitato a sacrificarsi. Quando c’era da chiedere in passato ha chiesto, senza timori reverenziali. Ha sempre giocato all’attacco, mai in difesa. Ora è entrato nella parte in punta di piedi.
Sicilia Futura resta dov’è, non tradisce la missione. Musumeci infatti paga pegno, come il suo predecessore, all’assenza della maggioranza. Se non ci fosse la pattuglia cardinalizia si troverebbe nelle mani del bizzoso Cateno De Luca e dell’estroso solista digiunatore, Vincenzo Figuccia. L’encomiabile attitudine a rimanere nel solco della tradizione ha sollecitato una svolta virtuosa. Le fronde della maggioranza hanno scelto la desistenza in occasione dell’esercizio provvisorio, contagiate da Sicilia Futura, stampella del “bene comune”.
Fin qui, tutto chiaro. Ma ci sono i malpensanti che attribuiscono ai Responsabili il ruolo, magari inconsapevole, di pompieri. Gettano acqua sull’incendio forzista, sulle bizze dei battitori liberi e delle prime donne nell’ora del tramonto (vedi, Sgarbi). Dall’interno di Forza Italia però tendono a svilire il loro ruolo. Dicono che a Musumeci sia andata bene, e la maggioranza si sia ricompattata, grazie all’assenza di Gianfranco Miccichè. I frondisti avrebbero voluto lanciare un messaggio: quando lui non c’è, noi ci siamo.
Ballon d’essai, con lo scopo di mandare in bestia il Presidente dell’Ars assente a Palazzo dei Normanni per una cura rigenerante in un Centro benessere, dopo lo stress accumulato durante le vibranti campagne elettorali.
Al peggio non c’è fine. I pensatori malandrini sono diventati un esercito. Basta dare un’occhiata agli amici di Facebook.
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