M5S, NUTI: “CAIATA? FILTRI FANNO ACQUA. DI MAIO ORMAI È VECCHIO POLITICO.” CI SONO ANCHE DELLE OPACITÀ NEL MOVIMENTO. “PER ES.,” NON PUOI PARLARE DI LOTTA AGLI SPRECHI E POI DIRE CHE I 22.000 FORESTALI IN SICILIA NON SONO TROPPI, QUANDO TUTTO IL MONDO CI DERIDE PER QUESTI SPRECHI

Il deputato dell’ala dura e pura del M5S è uno dei tre parlamentari siciliani coinvolti nell’indagine di Palermo sulle firme ricopiate alle elezioni comunali del 2012
Riccardo Nuti, 36 anni, deputato noto per appartenere all’ala dura e pura del M5S è uno dei tre parlamentari siciliani coinvolti nell’indagine di Palermo sulle firme ricopiate alle elezioni comunali del 2012. Si definisce ‘parte lesa’ nella vicenda giudiziaria e ora si trova nella situazione ibrida di appartenere ancora al Movimento pur essendone stato radiato nei fatti: un limbo politico tutto nuovo generato dalle particolari regole interne del M5S, in cui Nuti è in compagnia dell’altra portavoce Giulia Di Vita.

Eppure Nuti non è un uomo di secondo piano. A lui si deve la battaglia per la richiesta di scioglimento del Comune di Palermo che portò a un dossier del Mef in cui si attestavano 46 gravi violazioni di legge, ma anche le interrogazioni che permisero di scoprire i premi di risultato a pioggia a Palazzo Chigi. Dalla sua postazione, il deputato osserva la metamorfosi del Movimento fondato da Beppe Grillo e fissa responsabilità precise e una data d’inizio del fenomeno che porterà poi al caso ‘rimborsopoli’: febbraio 2016.

Lei è stato sospeso dai probiviri nel novembre 2016. Qual è tecnicamente la sua posizione adesso rispetto al M5S? Non sono più sospeso: sono a tutti gli effetti un parlamentare eletto con il M5s, la seconda sospensione (avvenuta a giugno 2017) è decaduta in quanto non c’era alcun valido motivo, e da allora (dicembre 2017) ho fatto richiesta di rientrare nel gruppo parlamentare, da 3 mesi attendo una risposta che non arriverà mai. Non mi sono iscritto alla nuova associazione creata a fine 2017, sono rimasto iscritto a quella originaria del 2009.

Prima i massoni, poi la vicenda Caiata (della cui candidatura Di Maio si era detto orgoglioso), sono l’emblema di un sistema di controllo interno che non funziona o sono casi che possono capitare? Sono la dimostrazione che tutte le promesse di ‘filtro qualità’ e ‘migliore gruppo possibile in parlamento’ erano slogan inutili e rivelatisi dannosi. Serve più modestia. Chi ha scelto questi nomi si deve assumere la responsabilità di queste scelte dicendo pubblicamente ‘ho sbagliato, non sono stato capace’. Questo è il risultato di cercare di mettere dentro persone che in precedenza il Movimento aveva attaccato (lo stesso Caiata era stato segnalato dagli attivisti di Siena) o che non hanno fatto un percorso di attivismo, di impegno costante e serio nel M5s, che si somma agli arrivisti avvicinatisi dopo il boom elettorale degli ultimi anni. Pensare che basta dire ‘sposo gli ideali del M5s’ o ‘sposo il programma del M5s’ per essere affidabili è, nel migliore dei casi, ingenuo.

Rimborsopoli sembra un caso ‘a orologeria’, scoppiato poco prima delle elezioni. Ne ha avuto sentore prima? No, ma è frutto della distruzione volontaria della filosofia originaria del M5S. Basti pensare a quando tutto il direttorio, e in particolare Di Maio, a febbraio 2016 propose di non restituire più i soldi a un fondo statale nazionale (quindi controllabile) ma per iniziative locali a enti pubblici che ovviamente rischiano di essere meno controllabili e trasparenti e che, soprattutto, tradiscono la filosofia che quei soldi non avremmo neanche dovuti riceverli e, di conseguenza, non avremmo dovuto gestirli.

Pensa ci siano delle opacità interne al Movimento? Se sì, quali? Sì, ma sono evidenti oramai. Non puoi parlare di difesa dell’ambiente e poi parlare di abusivismo di necessità. Non puoi parlare di voltagabbana come se fossero la peste, se poi candidi quelli che provengono da altri partiti. Non puoi parlare di lotta agli sprechi e poi dire che i 22.000 forestali in Sicilia non sono troppi, quando tutto il mondo ci deride per questi sprechi. Non puoi dire che Marra è uno delle decine di migliaia di dipendenti del comune di Roma quando era il braccio destro del sindaco. Non cerco la perfezione, ma neanche si possono accettare le balle clamorose. Per le regole interne il ragionamento è simile, non valgono per tutti allo stesso modo ed è tutto a discrezione del capo politico e al caos mediatico del momento.

Che parere si è fatto su Luigi Di Maio? Riprendendo una parola usata da Grillo: ‘è di carriera’. Io mi offenderei se venissi definito così. Ma non so se il termine carrierista riesce a dare una descrizione esaustiva. È il classico e vecchio politico, non è l’età che fa un politico giovane e innovativo.

Secondo lei, dove il M5S è uguale agli altri partiti e in cosa si distingue? È uguale nell’inseguire la notizia del momento, nell’essere schiavo del teatrino mediatico, nel cercare i voti anche a costo di dire l’opposto di quanto affermato in precedenza. Si distingue in alcune persone, poche, che nonostante tutto si impegnano veramente anche senza riflettori, che presentano interrogazioni serie e non slogan. Vi è poi un gran numero di persone, cittadini attivi, che meritano tantissimi grazie e molto rispetto. Cittadini che ancora credono nel movimento e trasmettono quelle idee nate molti anni fa, peccato che l’attuale movimento non è quello, è divenuto, non solo per statuto, un partito che nulla ha, tranne il nome, di quello costruito in questi decenni.

24/02/2018

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *