IVA: Cos’hanno combinato Musumeci e Armao? Intervista al professore Massimo Costa

Stamattina i due ‘geni’ del ‘nuovo corso’ della politica siciliana, il presidente Nello Musumeci e l’assessore Gaetano Armao illustreranno ai giornalisti “l’operazione verità sui conti della Regione”. In realtà, la prima verità – il primo ‘inchino’ a Roma sull’IVA – l’hanno tenuto nascosto. In questa intervista il professore Massimo Costa ci racconta come Roma continua a rapinare la Regione, nonostante i ‘solenni’ impegni assunti, a parole, dal presidente Musumeci

Stamattina – lo annuncia un comunicato stampa della presidenza della Regione – il Governatore Nello Musumeci e l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, illustreranno ai giornalisti “l’operazione verità sui conti della Regione”.

Pronto accomodo, Musumeci e Armao, la prima ‘verità’ sui conti della regione l’hanno già illustrata, nei fatti, avallando lo scippo di Roma sull’IVA.

Attenzione: il comportamento del Governo regionale è stato scorretto: è stato inviato a Roma l’assessore Marco Falcone alla riunione del Consiglio dei Ministri senza avvertire i cittadini siciliani.

A rendere nota la notizia è stato il professore Massimo Costa, che oltre ad essere leader di Siciliani Liberi – il movimento degli indipendentisti siciliani – è anche docente universitario di Economia a Palermo.

Quello che ha scoperto il professore Costa Time Sicilia l’ha già scritto (COME POTETE LEGGERE O RILEGGERE QUI).

Noi oggi abbiamo intervistato lo stesso leader di Siciliani Liberi per approfondire tale argomento.

Allora, professore Costa, com’è questa storia dell’IVA? Musumeci ha combinato un pasticcio?

“Francamente non lo so, e – da cittadino – mi piacerebbe saperlo. Abbiamo solo denunciato (come potete leggere qui) che il 19 dicembre il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo di attuazione dello Statuto in materia di IVA che è incostituzionale, e a quella riunione, con rango di Ministro, era presente il nostro assessore Marco Falcone”.

Una questione di principio? O una questione di soldi?

“Direi soprattutto di soldi. La Sicilia produce ogni anno più di 6 miliardi di IVA, le spettano tutti per diritto costituzionale, per far fronte alle tante esigenze del territorio, e noi li regaliamo allo Stato, almeno per due terzi circa, tenendo solo ciò che resta”.

E’ una storia vecchia, se le coste stanno così non è che Musumeci abbia tolto nulla. È stato sempre così.

“No, non è stato sempre così. Va sempre peggio”.

In che senso? Può illustrarlo in poche battute?

“L’IVA è la principale imposta indiretta. È stata istituita nel 1972. Prima c’era l’IGE, che funzionava in un modo piuttosto diverso. La Regione introitava il 100% dell’IGE, sin dal 1947, dapprima in maniera provvisoria, poi, dal 1965, quando sono stati fatti i decreti attuativi della parte finanziaria dello Statuto, in maniera definitiva. Poi, nel 1972, è entrata l’IVA, e qui sono cominciati i guai per la Sicilia”.

In che senso?

“Nel senso che l’IVA, che è un’Imposta sui consumi, viene versata nel luogo in cui ha sede legale l’impresa, che spesso è un luogo diverso da quello in cui avviene il consumo finale. Lo Stato avrebbe dovuto adeguare subito il decreto del 1965, per lasciare invariato il gettito della Regione, e invece non l’ha fatto, lasciando che lo Stato prendesse l’IVA sui consumi in Sicilia, ma per i quali l’impresa che applica il tributo ha sede legale fuori dalla nostra Isola. In questo modo, fino al 2015, l’erosione dell’IVA ai danni della Regione siciliana è andata crescendo, fino a superare il 50 % del gettito totale”.

Va bene, ma è una questione vecchia allora.

“Vecchia, ma irrisolta, al punto che ha costituito motivo di contenzioso tra Stato e Regione. Alla fine, il Governo di Rosario Crocetta, come con l’IRPEF, ha deciso di risolvere la questione riformando in senso peggiorativo il decreto del 1965: si rinuncia al 100% del gettito (tanto ormai non ce lo danno da decenni), ci si accontenta di una percentuale, e anche questa non come tributo devoluto, ma come riversamento da parte dello Stato, trasformando la Sicilia in Regione a finanza derivata da finanza originaria che era nell’impostazione originaria”.

Ci sta dicendo che il Governo Crocetta e la maggioranza di centrosinistra della passata legislatura hanno trasformato la Regione siciliana in una Regione a finanza derivata?

“Dico che, in un colpo solo, si viola lo Statuto (i decreti, infatti, si chiamano ‘attuativi’ perché ‘attuano’ lo Statuto, non perché lo cambiano) e, allo stesso tempo, lo Stato non si riprende le funzioni che nel tempo ha passato alla Regione, supponendo che questa godesse del 100% dell’IRPEF e dell’IVA. Così la Regione ha le spese, ma non ha le entrate. Capite perché è in disavanzo strutturale ed è costretta a indebitarsi in continuazione? Ma c’è di più”.

Di più? Ma quello che dice già è enorme. Sta dicendo che la Regione (e i Comuni che da questa dipendono) sono “condannati” al dissesto da una rapina sistematica da parte dello Stato. Però va aggiunto che questi accordi stipulati dal Governo Crocetta non farebbero altro che sancire uno stato di fatto che va avanti da decenni.

“No, c’è di più. Non solo si ‘legittima’ il furto che va avanti da decenni, ma si dona allo Stato una quota ulteriore, come se non bastassero quelle precedenti. Nel caso dell’IVA, a conti fatti, nel legittimare il dirottamento di risorse allo Stato, la Regione dona ulteriori 800 milioni, ogni anno. Una somma semplicemente stratosferica!”.

Però di questa enormità non si è accorta la Commissione Paritetica Stato-Regione, che ha avallato l’accordo, e così pure la Corte dei Conti, e persino il Presidente della Repubblica. Possibile che tutti questi organi di garanzia non intervengano mai a difesa degli interessi della Sicilia?

“Lo chieda a loro. Io porto numeri, non chiacchiere. Si vede che difendere la Sicilia non porta bene, non ‘usa’, che vuole che le dica?

E comunque perché prendersela con Musumeci? L’accordo l’ha fatto Crocetta, no?

“Non me la prendo con Musumeci, però, visto che al Consiglio dei Ministri che ha ratificato quest’accordo, traducendolo in un atto legislativo, è stato invitato lui, che nel frattempo è diventato Presidente della Regione siciliana, visto che lui, forse non ritenendolo molto importante tale argomento, ha delegato allo scopo un assessore a rappresentarlo nel rango di Ministro, vorrei capire come ha votato. Vorrei capire perché non ne ha parlato con nessuno, perché non ha riferito quanto avvenuto all’opinione pubblica. Vorrei capire perché ,in campagna elettorale, sia lui, sia Armao hanno denunciato gli accordi di Crocetta, e poi magari – quando chiamati a Roma – votano a favore degli stessi senza battere ciglio. È quanto meno strano, no?”.

Girano voci che questo atto sia comunque neutrale da un punto di vista formale, perché ci sono delle clausole di salvaguardia o di compensazione che lasciano invariato il gettito. Sembra che verrebbero meno le regolazioni contabili…

“Chi lo dice? Dov’è scritto? Certo, se così fosse, il danno ci sarebbe lo stesso ancorché minore. Ma dov’è scritto? Io leggo solo, sul sito del Governo della Repubblica, non sul Corrierino dei piccoli, che alla Sicilia è lasciata una percentuale irrisoria dell’IVA maturata in Sicilia. Per il resto, non si sa nulla di nulla. A differenza dell’accordo sull’IRPEF, questo accordo sull’IVA non lo ha letto nessuno. I Siciliani sono stati tenuti all’oscuro di tutto, forse dopo la bufera che c’è stata a seguito dell’accordo sull’IRPEF (altro regalo, lasciamo perdere…), come se non fosse una questione che li riguarda. Nessuna ‘fuga di notizie’ nemmeno delle bozze uscite dalla Commissione Paritetica, ora questo comunicato stringato. Forse ne prenderemo visione, forse, se esistono queste clausole di compensazione, dopo la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cose fatte e irreversibili. Forse queste clausole sono nei cassetti dell’assessore Armao”.

Che si dovrebbe fare?

“Intanto Musumeci e Armao vadano in Assemblea regionale siciliana e illustrino al Parlamento dell’Isola e al Popolo Siciliano come stanno le cose. Finché non le vediamo per noi queste clausole non esistono. Se anche le vedessimo, beh, saremmo contenti a metà. Perché questo significherebbe che l’attuale Governo avrebbe votato a favore dell’ennesimo scippo, con effetti permanenti, sulle finanze regionali, e che i propositi di ricusare quegli accordi stilati da Crocetta sono andati a farsi benedire”.

Insomma niente di nuovo sotto il sole siciliano?

“Purtroppo è così. Senza un partito siciliano, anzi ‘indipendentista’, che batta i pugni a Roma, sembra proprio che la Sicilia sia destinata a subire saccheggi sempre più pesanti. E questo mentre stiamo perdendo uno degli ultimi nostri capitali, quello umano, con una fuga di svariate decine di migliaia di giovani Siciliani ogni anno. Un esodo silenzioso in cui si ‘bombarda’ ogni anno una cittadina siciliana, fino alla completa distruzione della nostra Terra. Auguri Sicilia!”.

05/01/2018

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