INCENDI ESTIVI SUL VESUVIO. Parla l’esperto Silvano Somma: uno dei patrimoni naturalistici più importanti in Italia e al mondo è a rischio

Incontriamo il Dottore Forestale Silvano Somma, Presidente dell’Associazione Primaurora, per analizzare il rischio idrogeologico dell’area vesuviana, a seguito dei devastanti incendi estivi.

Sono passati diversi mesi dai drammatici incendi che hanno colpito duramente la nostra regione durante l’estate. Ad oggi in che condizioni versa il Vesuvio?

Post incendio il territorio Vesuviano ha subito numerosi fenomeni di dissesto idrogeologico con dilavamenti e in alcuni casi vere e proprie frane. Tali avvenimenti, come d’altronde gli incendi stessi, hanno portato e stanno portando numerosi cambiamenti anche nell’assetto dei versanti e nella conformazione dei boschi che vegetano alle pendici del vulcano.

Il patrimonio naturale è stato irrimediabilmente compromesso oppure la natura sta dando lenti segnali di ripresa?

La condizioni di ripresa delle formazioni forestali interessate dall’incendio sono molto eterogenee: quasi nulle nel caso delle pinete che sono state completamente devastate dall’incendio di chioma  e che purtroppo non hanno capacità di ripresa vegetativa. Notevoli invece nel caso delle formazioni di latifoglie che, grazie alla grande capacità di ricaccio, stanno manifestando una grande resilienza post incendio con la ricrescita dalla base del fusto di nuovi germogli verdi che in alcuni casi hanno anche già raggiunto più di un metro di altezza. Mentre nelle pinete sarà quindi sicuramente necessario un intervento umano per bonificare e ripristinare lo stato dei luoghi nella seconda tipologia di boschi sopra indicati l’uomo potrà intervenire in modo marginale, quasi nullo, lasciando fare alla natura il suo  corso.

Cosa ha fatto il Governo per fronteggiare il dissesto idrogeologico sul piano della prevenzione?

Da parte dei vari Enti competenti è stato portato avanti un monitoraggio delle aree ove i fenomeni di dissesto idrogeologico si stavano manifestando in modo più evidente, arrecando danni di diversa natura. Lo scopo di tali monitoraggi è realizzare uno studio preliminare per intervenire in modo puntuale nelle zone più a rischio. In alcuni Comuni, come quello di Torre del Greco, tramite ordinanza specifica si è riversato sui privati, proprietari dei boschi, l’onere di mettere in sicurezza le aree. Essendo purtroppo il dissesto idrogeologico un fenomeno a larga scala, un intervento dei singoli soggetti, senza regia e supporto istituzionale, probabilmente non può però essere una soluzione efficace. È inoltre stato presentato dall’Ente Parco Nazionale del Vesuvio un progetto denominato “Grande Progetto Vesuvio”, un pacchetto di interventi ordinari e straordinari che contiene, per il triennio 2018-2020, investimenti su tre assi di sviluppo uno dei quali è la bonifica e recupero delle aree percorse dall’incendio del luglio 2017.

Al silenzio dei mass media, si contrappone una cittadinanza attiva. Cosa è accaduto in questo senso dopo gli incendi?

Durante l’emergenza incendi c’è stata una forte mobilitazione popolare e un avvicinamento della cittadinanza alla criticità che il nostro patrimonio boschivo e naturalistico si trovava ad affrontare. Numerose persone si sono infatti offerte volontarie per aiutarci in diverse operazioni che avevano come scopo proprio la salvaguardia e la tutela del nostro amato territorio Vesuviano. Post incendio l’attenzione delle persone è ancora alta ed è importante che rimanga tale. Portare avanti momenti divulgativi ed informativi verso i cittadini, vesuviani e non, è infatti una delle principali attività che portiamo avanti come associazione. Il pubblico più attento e sensibile e verso il quale rivolgiamo particolare attenzione sono ovviamente le fasce più giovani di età che, probabilmente più di tutti, hanno vissuto e sentito il dramma dell’incendio di questa estate. Lo scopo è appunto quello di accrescere ancora maggiormente in loro il senso di appartenenza e identità, impegnandosi tutti insieme per un futuro migliore in cui non avvengano più disastri come quello che abbiamo vissuto questa estate.

C’è un sistema di monitoraggio ufficiale in grado di fornire dati utili sullo stato di salute delle zone colpite dagli incendi?

Valutare i danni effettivi e lo stato delle zone colpite dagli incendi è un attività molto complessa. Ci sono infatti da valutare le ripercussioni sugli ecosistemi, sulle specie faunistiche e floristiche, sui versanti ecc. Quasi sicuramente sarà solo con il tempo che si riusciranno a capire davvero gli effetti complessivi dell’enorme incendio di questa estate, ma gli studi sono stati già avviati da parte di enti di ricerca come il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio. Primaruora prevede tra le sue attività un continuo monitoraggio del territorio e delle sue criticità.

Da esperto del territorio, cosa chiederebbe alle Istituzioni?

Il mio invito alle istituzioni è di incrementare il gioco di squadra, tramite una coesione dei vari Enti con le diverse realtà territoriali, in primis proprietari privati e cittadini stessi, al fine di fronteggiare quanto più velocemente possibile l’emergenza latente che stiamo vivendo, per costruire un futuro con una maggiore attenzione verso la gestione forestale. Uno dei patrimoni naturalistici più importanti in Italia e al mondo rischia infatti di essere gravemente compromesso se non si agisce velocemente. Importante inoltre portare avanti l’attività di anticendio boschivo, non in modo emergenziale, ma preventivo-gestionale, anche mediante la selvicoltura preventiva e tecniche all’avanguardia come il “fuoco prescritto”. Anche per tale aspetto Primaurora c’è stata e ci sarà.

Maura Messina

photo-gallery di Massimo Ginelli

Zona fotografata:

Torre del Greco NA

40.787, 14.43

22 gennaio 2018

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