FINANZIARIA, IL GOVERNO MUSUMECI ANNUNCIA: “SI VA AVANTI”. INTESA SU MAXI EMENDAMENTO. MA L‘ACCORDO CON LO STATO PER SPALMARE IL DISAVANZO ANCORA NON C’È. UNA NORMA MANIFESTO A FORTE RISCHIO IMPUGNATIVA CHE SULLA CARTA DOVREBBE EVITARE I TAGLI. TREMANO I FORESTALI
In colloqui riservati il governatore si sfoga: “Parlamentari si assumano le loro responsabilità, se no tutti a casa”. In serata riprende il voto. Accordo su copertura tagli in attesa dell’accordo con lo Stato. Cracolici: “Misure fasulle, i soldi non ci sono”
di ANTONIO FRASCHILLA – 14 Febbraio 2019
Dopo il doppio ko di ieri in aula, con la bocciatura di due pilastri della manovra, la norma Portogallo e il ripiano del disavanzo in 30 anni, il governatore Musumeci è andato su tutte le furie. E ha convocato per le 12 una giunta con all’ordine del giorno “comunicazioni”. L’incontro è inziato con una strigliata agli assessori. Una strigliata che però aveva come obiettivo vero i partiti e i deputati. Quindi la decisione di tornale alle 18 in aula senza chiedere l’esercizio provvisorio, come suggerito da alcuni assessori a partire da Mimmo Turano. Musumeci rimane furibondo per il comportamento della sua maggioranza e della coalizione di centrodestra. Per questo, dopo il varo della Finanziaria, ridotta ormai ad una norma tecnica e poco più, ha intenzione di lanciare una crociata contro il voto segreto all’Ars: “Chiederò di abolire il voto segreto e su questo misurerò la tenuta vera della maggioranza – ha detto in sintesi ad alcuni assessori uscendo dalla giunta – basta imboscate senza metterci la faccia. Se la mia proposta di abolire il voto segreto non passerà, trarrò le conseguenze politiche del caso. Sia chiaro: per me equivale ad una fiducia”.
Musumeci non vuole più subire alcun ricatto dai vari deputati. Ma il problema è anche altro: la scarsa tenuta della maggioranza sulla Finanziaria è dovuta anche al fatto che nel testo di spesa vera non c’è nulla. E Forza Italia chiedeva di più, a partire dal presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Anche perché a maggio si vota per le Europee. E come ragiona un forzista di lungo corso: “Con questa Finanziaria svuotata e piena di tagli, cosa diciamo ai nostri elettori?”. Già, un problema di non poco conto. Di certo c’è che l’assessore Gaetano Armao e Musumeci non vogliono assolutamente prorogare l’esercizio provvisorio. Allo studio un emendamento per limitare i tagli, trattenendo risorse dovute allo Stato per circa 280 milioni: una provocazione contro Roma in vista dell’avvio della trattativa con lo Stato. Una norma manifesto, a forte rischio impugnativa ma che sulla carta dovrebbe evitare la certificazione dei tagli per teatri, associazioni, trasporto, consorzi, Esa e forestali.
L’aula in serata è stata convocata alle 21,30: trovata una intesa su un maxi emendamento che copre i tagli. Come? Facendo finta che sia in vigore l’accordo con lo Stato per spalmare il disavanzo per il 2019. Accordo che ancora non c’è e che deve essere votato dal Parlamento nazionale. Ma intanto i tagli vengono coperti con i cosiddetti accantonamenti negativi per 191 milioni: in soldoni, se si fa l’accordo con lo Stato le spese sono già vincolate a coprire i tagli. In caso contrario i tagli ci saranno davvero, ma da qui a fine anno si spera comunque di trovare una soluzione: tremano enti, Esa, consorzi, forestali, trasporto pubblico locale, teatri e disabili, tutti inseriti nei capitoli a rischio taglio. Antonello Cracolici del Pd attacca: “Si tratta di una copertura fittizia, così forestali e addetti dell’Esa e dei consorzi non saranno avviati al lavoro, il governo Musumeci e la maggioranza prendono solo tempo senza alcuna soluzione – dice – aggiungo che mancano 54 milioni di copertura di spese già previste in bilancio”.