BENI CULTURALI, LE FIAMME MINACCIANO LA STORIA. TUSA PENSA A NUOVI PARCHI
Gli incendi sfiorano i siti archeologici. La proposta di Granata: “Un Parco a Siracusa per la salvaguardia del territorio”. Spunta anche Pantelleria.
Ci mancavano pure le fiamme. A incendiare ancor di più il clima rovente che si respira a Siracusa a seguito delle polemiche scatenate dall’affaire della piazza d’Armi di Castello Maniace, e dei veleni e sospetti consumati all’interno della Soprintendenza che hanno portato
al trasferimento di Rosalba Panvini, si aggiungono ora anche i roghi.
“Dopo il secondo incendio nel giro di una settimana all’interno delle nostre Aree archeologiche, diventa ancora più urgente e pressante la richiesta d’immediata istituzione del Parco Archeologico di Siracusa” ha dichiarato l’assessore comunale alla Cultura Fabio Granata. Gli incendi a cui si riferisce sono divampati nelle due più note aree archeologiche della città aretusea: quella di Castello Eurialo, e quella della Neapolis, che ha interessato l’Ara di Ierone a pochi metri dal Teatro greco.
Il problema degli incendi si presenta ogni estate quando, per incuria o dolo, bruciano ettari di macchia mediterranea, fondi agricoli e abitazioni, e non solo in Sicilia. Drammatiche, in questi giorni, le immagini della coltre di fumo che ha avvolto gli antichi monumenti dell’acropoli di Atene.
Il parco Archeologico di Siracusa in effetti esiste già, ma quello auspicato da Granata sarebbe “un Parco autonomo che riperimetrato nei suoi confini valorizzi il patrimonio archeologico dell’intera città, consentendo l’ordinaria e straordinaria manutenzione delle aree strategiche. Un Parco che includa insieme alla Neapolis, anche il Castello Eurialo e le Latomie dei Cappuccini avrebbe un potenziale straordinario capace di valorizzazione la nostra più preziosa eredità. Senza escludere aree come quelle dietro Piazza Adda o confinanti con Casina Cuti, che risultano strategiche per creare passeggiate archeologiche nel verde rendendo la città più bella. Sono certo – prosegue – che l’assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa, metterà mano all’istituzione del Parco e troverà nel Comune di Siracusa e nella sua Università, che sta lanciando la “Cattedra Unesco”, piena collaborazione per riconsegnare ai siracusani il loro più grande Patrimonio”.
Tutto il centro storico di Siracusa, in effetti, è da considerare area d’interesse archeologico: si fa infatti fatica a escludere un qualsiasi luogo di Ortigia fuori dal perimetro del nuovo Parco, contrariamente a quanto sostenuto dalla Panvini per la piazza d’Armi di fronte a Castel Maniace, prima della sua defenestrazione.
Ma adesso, come detto, ai tanti problemi legati alla loro gestione, con l’estate una nuova minaccia incombe sui beni archeologici e monumentali: gli incendi, appunto. “Se non vengono adeguatamente manutenute, – spiega l’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa – tutte le aree archeologiche per loro natura sono soggette al rischio incendio, ma questo deve essere scongiurato a prescindere dalla tipologia di bene e dal fatto che si collochino o meno nel perimetro dei parchi archeologici. Grazie a un accordo raggiunto con il corpo della Forestale e con l’Esa l’assessorato ai Beni Culturali ha effettuato una campagna di diserbi preventivi per mettere a riparo i principali siti. Ma non si può mai abbassare la guardia”.
L’autonomia amministrativa e gestionale dei Parchi Archeologici, secondo molti, li renderebbe autosufficienti anche da questo punto di vista, evitando il rischio di demandare a personale non appositamente formato delicati interventi sul patrimonio archeologico. “Sono un sostenitore – prosegue Tusa – dell’autonomia dei Parchi ed è mia intenzione portare a compimento la legge 20 del 2000 estendendo l’autonomia già in vigore per la Valle dei Templi di Agrigento a tutti i Parchi archeologici siciliani. Non solo a quello di Siracusa: aggiungerò infatti anche Pantelleria, che non era inclusa nell’elenco originario, con tutto quello che questo comporterà in termini di programmazione della manutenzione ordinaria come pure di miglioramento della fruizione”.
In effetti i numeri confermano che quello di Agrigento è di gran lunga il sito più visitato. Un modello che molti vorrebbero venisse esportato nelle oltre venti aree archeologiche sparse in tutte le province dell’Isola, dove la governance dei Parchi già istituiti è ancora depotenziata e gli stessi dipendono per la manutenzione ordinaria dal trasferimento delle risorse dalla Regione.
di Giovanna Cirino
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